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Martedì, 28 Dicembre 2004

 
   
 


 

L'intervista

 
 
La recensione di OperaClick

 Mauro Augustini





Mauro Augustini


 

Chi entra nel sito del baritono Mauro Augustini ed ascolta qualche clips, o meglio ancora, l’ha visto in teatro, molto probabilmente si domanda: “ma dove lavora oggi Augustini e come mai non ci viene data più frequentemente la possibilità di ascoltarlo nei teatri italiani?”  Si sente dire sempre più spesso che mancano le “vere” voci, ma poi di contro ci si accorge che artisti in possesso di caratteristiche importanti come quelle del bravo baritono trevigiano, fanno il grosso della carriera all’estero.  Proviamo a toglierci qualche dubbio parlandone direttamente con Mauro Augustini approfittando della sua disponibilità e schiettezza:

 

Il fatto che non canto in Italia come dovrei è presto detto: non sono inserito nel "giro" e per "giro" intendo il circuito delle grosse agenzie teatrali. Chiamiamole pure "agenzie"... in realtà sono delle vere e proprie organizzazioni che operano disonestamente, protette dalla politica e aiutate dalla competitività dei cantanti pronti a tutto pur di "mendicare" un contratto. A loro vantaggio c’è anche la "compiacente benevolenza" di certi direttori artistici e sovrintendenti i quali, stipendiati dallo stato e quindi dal contribuente cittadino italiano, ma evidentemente, per loro non abbastanza, delegano o accettano "consigli" dalle stesse agenzie su chi "Ha da cantare" (Manzoni nei suoi Promessi Sposi era avveniristico; ci sono ancora i "bravi", specialmente nella lirica, ma non quelli che cantano. Inoltre i vari "Don Abbondio", "abbondano" alla guida dei teatri).Queste "agenzie" hanno così delle corsie privilegiate a scapito dei poveracci che, contando solo sui propri mezzi vocali (superflui oggigiorno) trovano sempre il semaforo rosso, il quale si attiva al verde solo nel caso in cui i cantanti da loro rappresentati, “schiattino” !Altro particolare è che il sovrintendente ed il direttore artistico: molte volte è un regista o un direttore d'orchestra o in rari casi, un cantante (sempre appoggiati dalla politica) e questi signori sono rappresentati da "queste agenzie" le quali hanno buon gioco, potere di "scambio", e, alla faccia dei conflitti d'interesse, il "gioco” è fin troppo chiaro!Chi ha i mezzi vocali e artistici potrebbe anche gestirsi da solo, ma è pericoloso al "sistema" e va perciò combattuto. Non sarebbe così se la politica fosse più attenta alla cultura, se i politicanti pensassero meno al numero di voti che può comportare quella o quelle nomine alla guida dei teatri, se i direttori artistici e sovrintendenti fossero qualificati per quelle nomine, non avessero conflitti d’interessi, si “limitassero” a fare il loro lavoro per il quale sono pagati, senza delegare questa o quella “agenzia”, facessero le “audizioni” vere e non quelle “sindacali”, non fossero “fuori stanza” o in “riunione” quando telefonano artisti non appartenenti “al giro”, avessero le orecchie attente all’artista meritevole e non a quello raccomandato o “suggerito” da quella o quelle “agenzie-teatrali” di cui sopra, di “Manzoniano” ricordo (vedi “promessi Sposi”), che pensassero meno a nuove, demenziali a volte, scenografie costosissime, per giustificare la passività di una gestione fitta di “misteriose-spese”, pagare ingiustificati e spropositati onorari ad artisti di “dubbio” valore, ma facenti parte della “schiera” di chi “ha da cantare”!Purtroppo questo malcostume gestionale si va estendendo in tutto il mondo, sta diventando una “multinazionale”… Ah!…Dimenticavo le case discografiche: nella “gerarchia istituzionale operativa teatrale”, occupano i primi posti e naturalmente con l’elettronica dei nostri giorni, qualsiasi “somaro” può diventare un “Caruso”! Non voglio dilungarmi in altre esternazioni per tema di offendere la “suscettibilità” di questi “onesti” banditi e naturalmente non faccio nomi…questo “dovrebbe” essere compito delle “autorità-inquirenti”… 

Quali sono stati i suoi primi insegnanti e come si è sviluppato il suo apprendimento? Ha cominciato subito come baritono?
Ho studiato con Pier Mirando Ferraro, Claude Thiolas, Mario del Monaco, Tito Gobbi e la maggior parte delle partiture musicali con la Maestra Enza Ferrari.
Ho cominciato a studiare come tenore…ma solo per un mese e poi sono passato alla mia vocalità congeniale e soprattutto naturale, di baritono.Ho voluto fin dall’inizio avere le idee chiare su com’è questo nostro organo vocale, la funzione del diaframma e capire che la tecnica vocale, non è altro che il ritrovare la naturalezza che si aveva da bambini, persa con il passare del tempo, in quanto la natura umana tende a complicare tutto (la burocrazia ne è un esempio eclatante) facendoci perdere di vista una cosa tanto semplice… comune anche alle bestie, che conservano la loro naturalezza. E’ sbagliato dire: “canta come un cane”! Un cane non si stanca mai, la sua “voce” arriva sempre…non ha la musicalità, ma abbaia sul fiato…mentre ci sono dei cantanti, anche inseriti nel “giro”, che abbaiano non sul fiato…alle volte anche in maniera “intima”, ma senza la tecnica!Io insegno nei momenti liberi e ho tenuto anche delle “masterclass” in Russia, Giappone, Sudafrica…fra una recita e l’altra, quando insegno faccio anche gli esempi alla “moviola” (la moviola sono io) per poter meglio mettere in pratica la teoria che, ripeto, significa ritrovare il giusto equilibrio di “emissione vocale” che si aveva in maniera spontanea da bambini.


Ci racconti un po' dei suoi esordi
Dopo un anno di studio di musica e tecnica vocale (non conoscevo una nota, ne avevo mai visto un’opera), ho vinto una borsa di studio, il premio “Galeffi” e “Bastianini” a Busseto in un concorso dove più che vincerlo, mi interessava dimostrare a me stesso che potevo farcela vincendo la timidezza che mi limitava nell’espressione penalizzandomi anche scenicamente; la lotta sul mio “DNA” è stata dura e continua nel corso degli anni ma direi vittoriosa, in quanto pur senza essere inserito nel “giro” ho fatto una “discreta” carriera e mi ritrovo in una smagliante forma fisica e vocale che mi permette di affrontare con naturalezza, qualsiasi opera da altri considerata difficoltosa.


Qual'è il ruolo che in questo momento, sente più suo? E quale sogna di poter interpretare?
Beh, i ruoli verdiani sono quelli che prediligo, senza naturalmente disdegnare Puccini (Scarpia è stato il ruolo del mio esordio), Mascagni, Leoncavalllo, Giordano, Ponchielli, Rossini, Gomez, Bizet….ci terrei a debuttare il Simon Boccanegra, un’opera che non ho ancora affrontato


Dei grandi baritoni del passato ne ha uno al quale si è ispirato maggiormente e dal quale ha cercato di carpire qualche segreto.
Carlo Tagliabue! Un grande !!!
Naturalmente Bastianini…forse il più bel “colore” di voce di tutti.Titta Ruffo, Galeffi, Merrill, Bechi, Taddei, Protti… sono stati moltissimi i grandi che ho ascoltato e dai quali anche inconsciamente ho imparato qualcosa. Oltre ai pocanzi citati, anche i più recenti Cappuccilli, Bruson,… tutti, chi più vocalmente, chi più interpretativamente, insegnano “qualcosa”. Saper cogliere i pregi di ognuno facendone tesoro, è essenziale per maturare come artistaDa Gobbi, ho imparato moltissimo… non ci si deve “fossilizzare” su di uno eletto a proprio idolo, si rischia inconsciamente di esasperare in modo caricaturale quei “nei” caratteristica di quel cantante e accettabili solo nel loro contesto. Vari esempi li abbiamo da soprani “imitatrici” della Callas o fra i tenori che volendo imitare Del Monaco senza averne assimilata la tecnica, si sono irrimediabilmente “scassati”!


Ci si lamenta tanto della mancanza di voci tenorili ma anche fra le voci più gravi (sia maschili che femminili) non è che la situazione sia molto più rosea. Potrebbe darci il suo parere?
Le voci ci sarebbero, ma si perdono a causa delle carenti scuole di canto spesso dirette da personaggi…”strani” che si improvvisano e qualificano insegnanti di tecnica vocale. Anche la “gestione” dell’Opera in genere ha le sue colpe,… una volta la voce era ricercata, ora è penalizzata dai “filologi”, da certi direttori d’orchestra ammalati di protagonismo che vogliono il “canto-intimo”..anche quando l’orchestra “strombazza” a tutta forza! Da “certi critici” pronti ad osannare cantanti limitati vocalmente, inadeguati a determinati ruoli e per loro natura molto “intimi” nelle loro “emissioni”.Le case discografiche non hanno nessuna difficoltà a “compensare” le deficienze vocali con quelle elettroniche, e rafforzano ed impongono moltissime volte l’attuale “catechismo”.Il pubblico quando non è pervaso da una “bovina-passività” protesta, ma poi finisce per soccombere ed “accettare” la situazione… tra l’altro, se qualche opera fosse a rischio protesta-loggione ( pubblico a volte competente e genuino), semplicissimo: si chiude il loggione!La voce oggi è quasi criminalizzata, ormai vengono sempre più spesso usati microfoni anche nei vari “templi della lirica” e più la voce manca di armonici e di “timbro”, più diventa “fonogenica” e facilmente “manovrabile” dai tecnici del suono.


Ha lavorato in tanti famosi teatri italiani e stranieri. Quale fra questi le è rimasto più nel cuore sia per il calore del pubblico sia per il ricordo di una produzione particolare.
Il Teatro Municipal di Rio de Janeiro , quando ho debuttato con il Nabucco, l’entusiasmo del pubblico era incredibile!Ad Irkutz, sul lago Baikal in Siberia, il teatro gremito al massimo con gente nei corridoi fra cui moltissimi in possesso di partitura musicale; l’opera era l’Aida. Alla fine gli applausi erano interminabili.A Celiabinsk , al confine fra la Russia europea e la Siberia (dove è nata la bomba atomica sovietica), in occasione delle rappresentazioni de Il Trovatore e del Rigoletto (entrambe cantate da me), c’erano 600 spettatori oltre la capienza del teatro (1600 posti) ed anche lì moltissimi “armati” di partiture musicali delle opere in programma.A Mosca, alla Sala grande del Conservatorio, dove sono stato premiato per come ho cantato l’opera italiana in Russia e davanti ad un pubblico competente ed attento…come sempre in possesso di partitura.Il pubblico russo l’ho trovato attentissimo ed amante delle opere e della cultura italiana in genere (invidiata ed ammirata da tutti) con una competenza che non ho riscontrato nelle “pacate e presuntuose tifoserie” italiane, armate molte volte di un ingiustificato “snobismo” che maschera quasi sempre l’ignoranza in materia.


Pensa che una sana gavetta per un giovane cantante possa essere amara ma "fondamentale" per una equilibrata e graduale formazione artistica?
Dovrebbe certamente essere così se il teatro fosse “sano” è che purtroppo esistono altre “oscure” componenti. Se il giovane cantante ha delle basi solide, riesce a superare la fase della cosiddetta gavetta, altrimenti nel caso in cui dovesse incorrere in qualche problema di “assestamento” tecnico, pur superando fisicamente il danno vocale, resterebbe quello psicologico e dato che siamo in una società consumistica nessuno se ne fa un problema; tanto si usa e si getta !

Dopo tanti anni di carriera ha qualche rammarico. Se potesse tornare indietro cosa non rifarebbe e cosa invece vorrebbe fare tra le cose che non ha fatto. (Magari anche a livello di immagine e di gestione della carriera)
Sarei molto più attento a scegliermi gli amici veri, e molto meno disponibile verso “certi-altri”, pure con un cognome famoso e prestigioso, dai quali ho avuto solo danni!Io ho i “gravissimi difetti” (per il teatro) di essere onesto, di dire quello che penso, di aiutare chi me lo chiede, e nel “mondo del teatro” funzionano quasi sempre gli opportunisti, prodighi di “inchini ad ‘angolo retto” e di “vaselinosi” complimenti per il loro tornaconto, tra l’altro sempre pronti a danneggiare chi non gli è necessario.

Beh, non vorrei aver dipinto a tinte fosche tutto il mondo del teatro. Esistono anche molte persone oneste e competenti le quali armate di entusiasmo, passione per la cultura e l’arte, si impegnano spesso anche economicamente, pur di realizzare progetti ambiziosi ed importanti con l’unico scopo di tenere viva l’Opera Lirica. Naturalmente, è giusto sottolinearlo, esistono anche Agenzie oneste e competenti le quali, ahimè, proprio per la loro onestà non hanno molta fortuna e spesso soccombono alla sleale concorrenza dei teatri retti dai vari “Don Abbondio” e dei cantanti stessi che pur di lavorare, molte volte accettano e difendono “l’onorabilità” dei “Bravi”.

 
 


Macbeth


Attila: Ezio a Lisbona



www.mauroaugustini.com
 

Danilo Boaretto

 20/03/2004

 

 

 
 
 

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